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Un pensiero per le vittime della strada

Una cerimonia intensa come poche, quella tenutasi, giovedì 27 luglio, presso i giardinetti di via Don Emanuele Caronti; luogo che, da tre anni a questa parte, è associato, per la statua ivi collocata e fatta erigere dal podista nocese Leo Morea, alla memoria di tutte le vittime delle strada.

Il monumento rappresenta, infatti, l’anima di un uomo che cerca di liberarsi dalle lamiere che ne tengono avvinto il corpo, per innalzarsi al cielo. Il rito religioso, come da consuetudine, è stato officiato da don Vito Gentile, da sempre vicino a questa celebrazione del mese di luglio. L’occasione ha radunato familiari e amici delle vittime della strada, attorno al corpo di Cristo, invitati a cercare conforto nella Fede.

Il ricordo è stato organizzato dallo stesso Morea, in collaborazione con l'associazione "Vivilastrada", nella persona del presidente Tonio Coladonato, intervenuto a margine della cerimonia: “Ho sentito tante grida, assistito a tanti incidenti. Ho apprezzato il lavoro dei Vigili del Fuoco, dei soccorritori del 118 ma continuo a sostenere che l’educazione alla sicurezza parta dalle quattro mura domestiche. Sono 2000 i morti l’anno a causa del telefonino. Un aggeggio diabolico che non solo mette in pericolo la nostra vita sulle strade, ma anche, a monte, ha rovinato l’armonia familiare, riducendo il dialogo. Quante situazioni si sarebbero potute evitare, se solo i genitori avessero conosciuto di più i loro figli? avessero parlato di più con loro! Noi di Vivilastrada abbiamo fatto e continuiamo a fare propaganda di sensibilizzazione alla tematica, prima che possano verificarsi eventi spiacevoli. I nostri progetti, portati avanti in alcune scuole aderenti, si rivolgono ai ragazzi della scuola superiore, ma da diversi anni abbiamo coinvolto gli istituti di scuola secondaria di 1° grado e i bambini a partire dai 4-5 anni di età, perché imparino a multare i genitori al volante, qualora non rispettino le regole basilari dell’educazione stradale. Ben vengano leggi che possano ammonire chi non rispetta queste regole e ben vengano anche questi momenti di aggregazione utili a lenire la sofferenza, alla luce della fede”.

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